Fitodepurazione

 

La fitodepurazione appartiene alla categoria dei trattamenti classificati come estensivi, in virtù dell’elevata superficie richiesta (dell’ordine delle unità di m2 per ciascun abitante equivalente) e per i lunghi tempi necessari allo svolgimento dei processi depurativi, che non si specializzano nettamente in biologico, fisico oppure chimico, ma si presentano come una combinazione di essi. Essa rappresenta una soluzione affidabile dal punto di vista del rendimento depurativo e semplice ed economica nei riguardi delle modalità di gestione. Non sono richieste infatti apparecchiature meccaniche e si sfruttano, in ambiente controllato, gli spontanei processi autodepurativi che avvengono in natura. Il loro campo di applicazione va dai trattamenti secondari per reflui prodotti da piccole comunità, come la normativa in materia (Decreto Legislativo 152/2006) raccomanda, ai trattamenti terziari per piccoli e medi impianti, fino all’affinamento batteriologico volto a rendere conforme al riutilizzo un’acqua reflua depurata. I sistemi di fitodepurazione vengono comunemente classificati in base alla direzione prevalente del moto che il refluo è costretto a seguire. Si differenziano in sistemi a flusso superficiale e sistemi a flusso sommerso, con questi ultimi a loro volta distinti in sistemi orizzontali e verticali (Figure 1 e seguenti). A seconda della configurazione scelta, possono essere utilizzate microfite o macrofite galleggianti, radicate sommerse o radicate emergenti. I sistemi a flusso superficiale (FWS) sono costituiti da vasche profonde poche decine di centimetri o canali in cui il refluo è a diretto contatto con l’atmosfera, mentre il fondo è sempre completamente sommerso e funge da supporto per gli apparati radicali delle piante. I meccanismi depurativi che si sviluppano sono i medesimi rilevabili nelle zone umide naturali (wetlands). Tale sistema è sensibile alla temperatura esterna e pertanto poco applicabile in climi freddi. La superficie richiesta è di circa 3÷4 m2 per abitante equivalente.


 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Figura 1. Sistema di fitodepurazione a flusso superficiale

 

La configurazione a flusso sommerso orizzontale (SFS-h) comporta la realizzazione di vasche con fondo impermeabilizzato e riempite di inerti, da sabbia a ghiaia, di pezzatura uniforme e tale da assicurare una buona conducibilità idraulica al sistema. Sulla superficie degli inerti si sviluppano le piante, le cui radici affondano al loro interno. Il refluo attraversa l’intera vasca, così condizionata, con un moto orizzontale, che non solo favorisce l’eliminazione per filtrazione dei solidi sospesi, ma permette anche alle colonie batteriche che vivono sugli apparati radicali di venire a contatto con il substrato disciolto, degradandolo. Attraverso lo sviluppo di processi di adsorbimento, talune sostanze indesiderate, come i metalli pesanti, vengono rimossi dalla corrente in trattamento. Le piante, oltre a fornire, con le loro radici, un supporto su cui aderisce la biomassa, favoriscono l’ossigenazione dell’ambiente e rimuovono i nutrienti dal refluo. A differenza del sistema precedente, per la mancanza di un diretto contatto tra il liquame e l’atmosfera, non si presenta l’inconveniente legato alla presenza di odori o allo sviluppo di insetti e non vi è alcuna perdita di efficienza indotta da condizioni climatiche sfavorevoli. L’impegno di superficie richiesto è dell’ordine dei 2 m2 per abitante equivalente.


 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Figura 2. Sistema di fitodepurazione a flusso sommerso orizzontale

 

La configurazione a flusso sommerso verticale (SFS-v) possiede tutte le caratteristiche proprie del sistema a flusso orizzontale appena descritto, differenziandosi da esso solo per quanto riguarda: la granulometria del riempimento delle vasche, che risulta decrescente dal basso verso l’alto; le modalità di immissione del refluo, estesa su tutta la superficie; il funzionamento in discontinuo (batch). Un sistema così concepito permette una migliore ossigenazione del terreno, aumentando, nel complesso, l’efficienza depurativa, al punto da dimezzare le superfici richieste rispetto al sistema precedente; esso comporta, però, maggiori perdite di carico nonché il rischio di formazione, a seguito dell’intasamento, di pozze maleodoranti in superficie. I sistemi di fitodepurazione permettono una riduzione della carica batterica di 2, al massimo 3 unità logaritmiche.


 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Figura 3. Sistema di fitodepurazione a flusso sommerso verticale